A volte partire dalle parole aiuta (altre volte no) pre-occuparsi come sappiamo bene vuol dire occuparsi prima del tempo , a volte se...
A volte partire dalle parole aiuta (altre volte no) pre-occuparsi come sappiamo bene vuol dire occuparsi prima del tempo, a volte serve se diventa progettualità , che è una grande qualità umana. Altre volte non serve proprio a niente, anzi peggiora il proprio vivere, perché ci toglie la focalizzazione dal presente, ed invece di essere nel presente, la nostra mente vive o in ipotetici eventi futuri, o in eventi passati che comunque non possono essere più cambiati.
Trovare la giusta misura, tra progettualità e spreco di energie mentali, trovare la via di mezzo, (come afferma Hermann Hesse in Siddharta) può non sembrare facile. Vediamo cosa ci può correre in aiuto.
Mi piace una definizione di W. Dyer, dove definisce il preoccuparsi (come il lamentarsi) una attività che io parafraso "come un certo pregare" ovvero illudersi di aver fatto qualcosa (così da avere un alibi per se stessi, "almeno mi sono preoccupato") senza aver dovuto fare nessuna azione concreta. Spesso cerco di ricordarmelo. ;-)
Il preoccuparsi quindi di per se non è né completamente negativo, ne positivo. Dipende come lo usiamo.
Personalmente trovo utile interpretare il preoccuparsi come se fosse una luce spia che ci avvisa che una certa decisione, scelta, deve essere presa o modificata, riparata. E finché non lo facciamo la luce spia resta accesa.
A tal riguardo il migliore antidoto alla preoccupazione l'ho letto nelle parole di un libro di Anthony Robbins, il quale affermava:
"Saprete di avere veramente preso una decisione quando ne scaturirà l'AZIONE. Diventa una causa messa in moto. Spesso l'effetto di prendere una decisione aiuta a raggiungere un obiettivo maggiore. Una regola importante che mi sono imposto è non lasciare mai la scena d'una decisione senza prima avere intrapreso una specifica AZIONE verso la sua realizzazione."
E il procrastinare, cioè il rimandare, non è una scelta, non è una decisione, perché in quel caso l'azione è "rimandare l'azione", mentre l'AZIONE è l'antidoto principale alla pre-occupazione.
Inoltre personalmente per evitare di vivere l'ansia legata alla pre-occupazione, spesso mi dico "se quello che voglio fare è risolvere questo problema, ma non lo posso fare finché non sarò in un dato posto o con una data persona, allora affronterò questo problema quando ce l'avrò davanti"; ovvero sarò in quel posto o con quella persona. E fino a quel momento spengo la spia legata a quella preoccupazione specifica.
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