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Luca Mazzucchelli racconta le 6 regole di George Vaillant per essere felici. Io aggiungo la regola numero 7.

Luca in questo video ci racconta: Come essere felici? La felicità è nelle tue mani. Leggendo questa risposta forse penserai "Facile ...

Luca in questo video ci racconta:

Come essere felici? La felicità è nelle tue mani. Leggendo questa risposta forse penserai "Facile a dirsi, più difficile a farsi". Per questo ti svelo 6 "regole d'oro" in grado di predire la tua felicità da qui a 30 anni, confermate da George Vaillant, psichiatra americano e professore presso la Harvard Medical School, in una sua ricerca scientifica molto interessante.

Mi piace la premessa fatta da Luca Mazzucchelli, molto onesta:

tendenzialmente i suggerimenti su come trasformare la tua vita per renderla meravigliosa dovrebbero essere guardati con una sana dose di scetticismo sono infatti troppi i fattori che entrano in gioco e poi ogni individuo è diverso dall'altro.

A questo punto introduce gli studi di George Vaillant psichiatra americano e professore presso la Harvard Medical School e le sei regole frutto di un lungo studio fatto seguendo un gruppo di persone dalla giovnezza fino alla vecchiaia. Il video è ben realizzato e ne consiglio la visione.

Detto ciò aggiungerei una regola, la settima, che chiamerei: FELICITARSI. Perchè? ve lo spiego dopo (sotto) la visione del video.

Bene ora che hai visto le sei regole, ti spiego perché ne propongo una settima: Felicitarsi. Felice è un aggettivo ed "essere felice" sono un verbo ed un aggettivo, tuttavia né il verbo né l'aggettivo indicano COME essere felici?

Manca nella nostra lingua l'uso del verbo felicitare. Il verbo indica l'azione e avere chiara l'azione da fare è ciò che tutti vorremmo sapere: "Cosa devo fare per essere felice?"

Perché l'aggettivo felice indica lo stato e non l'azione. Ora potresti chiedermi: "ok ma la spiegazione è praticamente tautologica, cioè per essere felici bisogna felicitarsi?" La mia risposta è si è no. Cioè felicitarsi indica una cosa fondamentale e cioè chi è l'unico soggetto RESPOSABILE della propria felicità.

Perché uno dei più diffusi errori, evocato magistralmente a livello cinematografico dal film "Peacefull warrior (guerriero di pace)" in italiano "La forza del Campione" (mannaggia noi italiani siamo maestri a stravolgere i titoli inglesi) è quello di attribuire la felicità a qualcosa di esterno a noi stessi. Qualcosa che se raggiunto o ottenuto allora saremo felici. Oppure ancora peggio, attribuire la felicità a qualcuno o qualcuna diverso da noi stessi.

Solo noi qui e ora siamo responsabili della nostra felicità e per essere felici ci può aiutare il fare azioni felici, anche azioni semplici come sorridere. Oppure azioni come il giocare, cantare, o quelle che ognuno di voi vi fa stare bene, vi aiuta a generare buone e belle sensazioni.

Perché vedete le azioni una volta compiute, se portate a compimento generano una sensazione che chiamiamo "soddisfazione" o meglio soddisfatto, cioè "so di aver fatto", da cui deriva la parola "successo". Avere comprensione di che cosa è realmente "successo" fa parte di quella ricchezza interiore di comprensione che ci aiuta a perseguire la nostra personale soddisfazione, e non quella indotta da vuoti stereotipi sociali e pubblicitari.

Voglio essere chiaro, non è il successo che genera la felicità ma la felicità che genera un "Buon successo", perché la storia è piena di persone infelici ma che noi crediamo illusoriamente di successo. Persone che probabilmente si sono fatte intrappolare dalle aspettivative di altre persone o da aspettative "sociali" illusorie.

Lo so, essere felici e felicitarsi può sembrare complicato e lo è solo perché da ADULTI ci siamo allontanati dalla nostra spontaneità del fare. Vedete un bambino ride mediamente 400 volte in un giorno, un adulto se va bene 15 volte in un giorno. Un bambino NON si chiede il perché vuole fare un gioco, una gita, lo fa perché gli va, perché è l'idea di farlo lo felicita e lo approccia felicitandosi.

Quando riusciamo a liberarci delle sovrastrutture e delle aspettative esterne, quando riusciamo a rievocare il bambino che è dentro di noi, tenendolo per mano con l'adulto che siamo e giocandoci insieme ci sembrerà naturale comprendere cosa vuol dire felicitarsi e riaccendere il sacro e gioioso fuoco dell'allegria. Perché anche l'allegria è generata da noi, dal liberarci delle pre-occupazioni. Perché come ricordo sempre pre-occuparsi vuol dire occuparsi prima del tempo.

Con questo non voglio dire che gli adulti non devono "pre-occuparsi" le pre-occupazioni sono la nostra capacità di pre-vedere e pro-gettare il futuro. Quindi sono capacità importanti, alle quali tuttavia dobbiamo evitare di tormentarci con i fantasmi del futuro e lasciarci godere il QUI e ORA.

Qui è ora nel quale possiamo anche progettare il futuro, purché questa progettazione sia una progettazione che ci ENTUSIASMI, ci generi buone emozioni, perché non è il successo a generare la felicità ma è la felicità a generare il buon successo, dove il successo è semplicemente ciò che abbiamo fatto accadere sapendo di aver fatto (so-dis-fatto).

Buona vita.

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