Vediamo di capire quando e perché è decisamente più efficace dire " mi dispiace " rispetto a " scusa, scus...
Vediamo di capire quando e perché è decisamente più efficace dire "mi dispiace" rispetto a "scusa, scusami".
Nell'ambito della formazione in comunicazione efficace e persuasiva, un tema che mi capita di spiegare spesso durante le mie lezioni è la scelta tra espressioni come "scusami" e "mi dispiace".
Sebbene possano sembrare simili, queste frasi hanno implicazioni profonde che possono influenzare significativamente la ricezione del messaggio dal nostro interlocutore.
In primo luogo è importante notare che in un mondo dove la comunicazione assume un ruolo centrale nelle relazioni personali e interpersonali, è essenziale riflettere sull'impatto delle parole che scegliamo.
Ovviamente in comunicazione il contesto è fondamentale, quindi le parole "scusa" e "mi dispiace" sono parole da usare in contesti differenti.
Quello che prenderemo in questione è quando siamo in difetto e abbiamo bisogno di comunicare all'altra persona una frase efficace per recuperare una sintonia emozionale.
Vediamo perché "mi dispiace" lo possiamo considerare più efficace in termini di intelligenza empatica (dove intelligenza ricordo significa leggere dentro).
In estrema sintesi se ci riflettiamo possiamo comprendere perché "mi dispiace" evoca uno stato di empatia differente rispetto a "scusami", perché al ricevente con "mi dispiace" arriva in modo chiaro che "siamo dispiaciuti per" o "ci stiamo dispiacendo per" cioè che anche a noi stessi non è piaciuto il nostro comportamento. Questo la parola "scusa" o "scusami" non riesce ad evocarlo, soprattutto se la comunicazione è fatta in forma scritta attraverso strumenti di messaggistica digitale.
Perché? Perché nelle comunicazioni di messaggistica (chat e simili) manca totalmente il para-verbale, manca la comunicazione non verbale, manca il tono, la gestualità, manca come evochiamo con il volto e con il corpo la rappresentazione emozionale del messaggio.
L'importanza della dimensione emotiva delle parole.
In assenza di una dimensione emotiva evocata dal tono, dalla postura, dal volto, tutte cosa che vengono percepite dal ricevente con i neuroni specchio, "mi dispiace" rispetto a "scusami" risulta l'unica scelta tra le due che può evocare al ricevente del messaggio che non ci è piaciuto qualcosa che abbiamo fatto. Scusarsi non implica e non comunica in modo esplicito l'essersi dispiaciuto (ripeto, che non ci è piaciuto quello che abbiamo fatto).
Quindi scegliere "mi dispiace" comunica una comprensione più profonda delle dinamiche emotive in gioco durante una comunicazione. Esprime una partecipazione emotiva più genuina e diretta al disagio o al danno causato all'altra persona.
Rendere quieta l'Amigdala (neurologia dell'empatia).
In termini neurologici, specificamente riguardo il funzionamento dell'amigdala — il centro delle emozioni nel nostro cervello — personalmente ritengo che frasi come "mi dispiace" che esprimono un riconoscimento diretto del disagio altrui possano essere più efficaci nel quietare questa regione cerebrale e quindi favorire una risposta empatica dal ricevente. E questo perché "mi dispiace" può attivare il riconoscimento di una condivisa esperienza emotiva; al contrario "scusami" potrebbe non avere la stessa efficacia nell'evocare un senso di comprensione.
Perché scusarsi può essere percepito come un elusione dalle proprie responsabilità emotive.
Wayne Dyer, è particolarmente illuminante in tal senso nel suo libro "Le Vostre Zone Erronee", si lo so il titolo non è dei migliori dal punto di vista della comunicazione assertiva (cioè quella che cose relative solo alla propria area di responsabilità), in ogni caso in modo brillante ci fa notare che "Lamentarsi" è spesso un'espressione di frustrazione che non implica un cambiamento o una soluzione proattiva. Quindi "lamentarsi" vuol dire illudersi di aver fatto qualcosa senza aver dovuto cambiare sostanzialmente nulla e in pratica è qualcosa che facciamo per illuderci di aver fatto qualcosa altrimenti il senso di colpa potrebbe tormentarci emozionalmente.
Analogamente, "scusami" potrebbe essere percepito come un modo per eludere una vera responsabilità emotiva o cambiamento comportamentale.
Invece, "mi dispiace" comunica una consapevolezza e comportamento sgradito alludendo alla possibilità di modificare le proprie azioni in futuro, stabilendo così una base più solida per la fiducia e la comprensione reciproca.
NOTA BENE.
Detto ciò mi preme far notare che "dispiacersi" non implica necessariamente
che chi si dispiace si assuma la responsabilità delle proprie azioni, bensì
esprime una partecipazione emotiva e un riconoscimento del disagio o del danno
avvertito dall'altra persona.
Quindi "dispiacersi" mostra che sì è toccati dalle conseguenze delle proprie azioni sugli altri, anche se ripeto non implica direttamente un'ammissione di un comportamento errato o responsabilità nel senso stretto del termine.
In altre parole, "mi dispiace" manifesta un sentimento di dispiacere per l'effetto causato, piuttosto che un impegno a modificare comportamenti futuri. Pertanto il dispiacersi senza azioni coerenti future in tal senso farà ovviamente perdere di credibilità.
Implicazioni pratiche nella comunicazione quotidiana
Adottare "mi dispiace" nel nostro vocabolario quotidiano può migliorare le relazioni, sia in ambito professionale che personale. Quando si commette un errore, mostrare che si è realmente toccati dalle conseguenze delle proprie azioni su altri può facilitare una risoluzione più amichevole e costruttiva del conflitto. Questa scelta linguistica può contribuire a creare un clima più disteso, dove le persone si sentono ascoltate e comprese.
Conclusione
In sintesi, la formazione in comunicazione efficace e persuasiva insegna che le parole hanno un grande potere. Scegliere di dire "mi dispiace" invece di "scusami" non è solo una questione di semantica; è una decisione che può rafforzare le nostre relazioni attraverso una maggiore empatia e comprensione emotiva. Questa piccola ma significativa scelta linguistica riflette una maggiore attenzione alla qualità della nostra interazione con gli altri, sottolineando l'importanza della responsabilità emotiva nelle nostre comunicazioni quotidiane.
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