Oltre i neuromiti, andiamo dentro l’esperienza. Negli ultimi anni mi è capitato spesso di discutere del concetto di “stili di apprendiment...

Oltre i neuromiti, andiamo dentro l’esperienza.
Negli ultimi anni mi è capitato spesso di discutere del concetto di “stili di apprendimento”, che a volte vengono confusi o ridotti a semplici stereotipi. Su alcune ricerche reperibili in rete li hanno addirittura etichettati come “neuromiti”, cioè credenze infondate sul funzionamento del cervello.
Eppure, dietro la retorica degli stili di apprendimento ciò che è importante far emergere è una realtà più profonda e utile: l’evidenza che molti di noi (non tutti) hanno una modalità cognitiva prevalente, un senso attraverso cui pensiamo e apprendiamo in modo più naturale e comodo.
Comprendere e valorizzare questa modalità non significa incasellarsi in un’etichetta. Significa potenziare le proprie risorse, rendere l’apprendimento un’esperienza più efficace, comoda, piacevole, e sopra tutto meno faticosa.
Cos'è il senso dominante e cosa NON è.
Il senso dominante è il canale sensoriale attraverso cui rappresentiamo internamente il mondo, pensiamo, ricordiamo, immaginiamo. Non si tratta semplicemente di quale senso usiamo per percepire, ma di come elaboriamo cognitivamente le informazioni.
Una persona visiva pensa in immagini, ricorda scene, sogna ad occhi aperti. Un auditivo pensa ascoltando la propria voce interiore, organizza i pensieri come un flusso verbale. Un cinestesico ragiona attraverso sensazioni, movimenti, percezioni corporee.
Tutti usiamo tutti i sensi, ma ce n'è uno che fa da porta d’ingresso privilegiata. E questo fa la differenza nello studio, nel lavoro, nella memorizzazione.
Cosa dice la scienza (senza semplificazioni inutili).
Molti studi confermano che la modalità visiva è quella prevalente nella popolazione, con percentuali che variano tra il 40% e l'80% a seconda dei criteri. Alcuni studi indicano un 30-40% di predominanza visiva, 20-30% auditiva e percentuali più basse per la modalità cinestesica.
Altri studi (es. Hurlburt) mostrano che solo il 30-50% delle persone pensa regolarmente in forma verbale. Questo suggerisce che la maggioranza pensa attraverso forme non verbali, come immagini, suoni mentali, sensazioni.
La critica al mito degli stili di apprendimento è legittima quando si pretende di adattare l'insegnamento in modo rigido e statico. Ma negare che ognuno abbia una modalità di elaborazione preferita è un errore opposto. Le preferenze sensoriali esistono, si possono coltivare e valorizzare, e non sono gabbie, ma leve.
Il caso dell'apprendente auditivo: studio, fatica e strategie.
Chi pensa in modo prevalentemente auditivo spesso fa più fatica a leggere lunghi testi in silenzio. L'esperienza può risultare faticosa, poco fluida e anche noiosa. Ma quando ascolta — una voce, un audio, un video parlato — si attiva. Capisce meglio, più in fretta, con meno stress.
Molti apprendenti auditivi (come l'autore di questo articolo) usano la voce interiore per pensare, hanno le cuffie sempre pronte, ascoltano contenuti a 2x o 2.5x senza problemi, come se l'audiolettura fosse il loro modo naturale di leggere.
Questo non è un limite. È una forma di lettura alternativa, profondamente efficace se rispettata e valorizzata.
Strumenti pratici per chi è fortemente auditivo: cosa può fare la famiglia e cosa può fare chi lo scopre da adulto
Per i genitori:
-
Offrire un computer personale per studiare, non solo per giocare o navigare.
-
Usare uno scanner con OCR per digitalizzare i libri e trasformarli in testo leggibile.
-
Installare un programma di sintesi vocale gratuito (es. Balabolka).
-
Lasciare che sia il ragazzo a scegliere la voce: maschile, femminile, calda, neutra.
-
L'ascolto di testi dura centinaia di ore nel tempo. La voce deve essere piacevole, non affaticante. Scegliere il timbro giusto è come scegliere un buon paio di occhiali per chi ha problemi di vista.
-
Per chi lo scopre da adulto (come accaduto all'autore a 28 anni):
-
Riconoscere che leggere con fatica non è pigrizia, ma uso di un canale secondario.
-
Usare strumenti per trasformare testi in audio, come TTS (text-to-speech).
-
Sperimentare diverse voci: oggi l'AI ne offre tantissime, con toni diversi. Trova quella che “scivola meglio” nelle tue orecchie.
-
Leggere e ascoltare insieme: il doppio canale rafforza la comprensione senza forzare l'occhio.
-
Esercitarsi nella velocità di ascolto: molti auditivi possono comprendere perfettamente a 2.5x, cosa che per i visivi risulta difficile.
"Io ho le cuffie sempre sulle orecchie anche se non ascolto nulla, come una persona che porta gli occhiali anche solo per essere pronta a leggere. Senza cuffie mi sento nudo, come senza occhiali. L'audiolettura è la mia vista."
Cosa dovrebbe fare la formazione intelligente oggi
-
Progettare contenuti multi-canale fin dall'inizio.
-
Permettere scelte individuali nella modalità di fruizione: lettura, audiolettura, video.
-
Fornire tecniche di memorizzazione efficaci e divertenti che rendano l'apprendimento un'esperienza piacevole.
-
Metodo dei loci (visivo-spaziale): costruire percorsi di luoghi familiari (casa, strada, studio) e "posare" lungo il tragitto immagini che rappresentano ciò che si vuole ricordare. La memoria spaziale è potentissima: Cicerone la descriveva già duemila anni fa.
-
Associazioni emozionali: collegare ogni informazione a un'immagine che suscita emozione (sorpresa, risata, meraviglia) per spingerla in memoria a lungo termine.
-
Assurdo e buffo: usare immagini ridicole, esagerate, inusuali. Ciò che fa ridere si ricorda meglio e trasforma in divertente anche lo studio più noioso.
-
Narrazione e raggruppamento in blocchi: incatenare le immagini in mini-storie e spezzare i contenuti in blocchi gestibili.
-
Doppia codifica: combinare parola + immagine (o audio + immagine) per rafforzare il richiamo.
-
-
Integrare strumenti di sintesi vocale, sottotitoli, mappe visive, test esperienziali.
-
Non ridurre tutti allo standard visivo: è un atto di rispetto cognitivo.
Sfruttare, non limitare
Conoscere il proprio senso dominante non significa limitarsi, ma partire da ciò che funziona per noi. Ognuno può allenare tutti i sensi, ma è strategico partire dal canale che ci permette di entrare nello studio con naturalezza.
Se sei auditivo, smetti di sentirti in difetto: metti le cuffie, alza il volume, trova la voce giusta. Il tuo cervello ti sta solo chiedendo di essere ascoltato nel modo giusto.
Nessun commento